Africa: sos sanitario senza fine. Totalife,  protagonista in un Paese al collasso tra emergenza medica e assenza di risorse idriche

Il 48% della popolazione africana non ha diritto a usufruire dell’assistenza sanitaria. Moeti, direttrice regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dell’Africa, ha fatto presente le tante carenze del sistema: strutture  non adeguate, operatori sanitari non qualificati, mancanza di farmaci, assenza di prodotti e tecniche innovative.

In Africa si spende pochissimo per la sanità rispetto al resto del mondo. Questo comporta la “fuga” di medici e operatori sanitari, nelle parti del mondo maggiormente industrializzate. Nel 2030 si prevede un deficit di 6 milioni di medici e personale. Molti operatori non riescono a far fronte alle tantissime richieste di assistenza, non hanno a disposizione strumenti per proteggersi dalle malattie e strumentazioni all’avanguardia. Problematiche che influenzano la qualità e la disponibilità delle cure mediche. L’Africa, oltre il Covid, ha alle spalle diverse epidemie come l’ebola, il colera, la malaria, l’Aids e tante altre. Come ultima, una malattia sconosciuta diffusa nelle zone rurali della parte settentrionale del Kenya che ha già provocato numerosi morti e pazienti ricoverati in gravi condizioni. Si tratterebbe, secondo quanto riferito dalle autorità locali, di una grave forma di malaria.

In Kenya, in particolare, la situazione si aggrava a causa della siccità, diffusa in tutto il Corno D’Africa. La mancanza di acqua causa la riduzione della produzione di alimenti sani, attraverso l’agricoltura e la diffusione di cibi contaminati. Non solo, i cambiamenti climatici alimentano la presenza di zanzare, pappataci, zecche, artropodi che sono causa di determinate epidemie. Tutto ciò provoca l’aumento della mortalità infantile. I bambini nati nell’Africa sub – sahariana, rischiano la loro vita quindici volte di più rispetto ai bambini dell’Europa e del nord America. L’impossibilità di poter accedere e ricevere un’ assistenza sanitaria adeguata, mette a rischio la vita di migliaia di bambini in Africa, soprattutto nei primi cinque anni di vita. Alcuni, invece, non riescono ad arrivare nemmeno al primo mese, per via dei parti prematuri.

Più del 40% muore durante il travaglio. Tragedie che si potrebbero evitare con il monitoraggio della gravidanza e l’assistenza continua durante la fase del parto. I bambini che sopravvivono al mese, sono soggetti in quanto molto fragili a malattie infettive come la malaria, la polmonite. Le onlus operanti in Africa si stanno muovendo nella stessa direzione: potenziare l’assistenza medica, farmaci di qualità e spingere a implementare politiche volte a garantire l’assistenza sanitaria a tutta la popolazione.